Bloccare la miopia? Cosa funziona e cosa no.

Di tanto in tanto mi trovo a confrontarmi con medici che criticano alcune scelte degli optometristi.

C'é ancora una certa diffidenza da parte dei medici sulle pratiche di ortocheratologia (che da anni invece dimostrano la loro efficacia). Qualcun'altro invece non crede che con l'uso di lenti sottocorrette porti a ridurre l'avanzamento della miopia.

Di recente una cara amica, in occasione del controllo della vista del suo ragazzo, ha chiesto al medico oculista cosa ne pensasse del fatto che lei, per lavorare al pc, usasse gli occhiali precedenti (sottocorretti di 0,50).

Le é stato detto che non serve a nulla.
In effetti questo articolo pubblicato su platform-optic.it dimostra che con addizioni di +1 o +2 sul potere della lente da lontano non vi sia stata una variazione significativa. Maggiore fu il contenimento della miopia nei soggetti che aveva una esoforia prossimale.

Nel 1985 Grosvenor, Perrigin e Maslovitz condussero su 212 bambini miopi uno studio, durato tre anni, comparando tre gruppi di trattamento: portatori di lenti monofocali, portatori di lenti bifocali con addizione +1.00 D e portatori di lenti bifocali con addizione +2.00 D. Le lenti bifocali furono usate tenendo la linea di divisione a 2 millimetri sotto il centro pupillare e forzando i soggetti a leggere guardando attraverso la parte inferiore. Il criterio per la correzione da lontano fu “massimo positivo o minimo negativo per la migliore acuità visiva”. Solo 124 bambini parteciparono allo studio fino alla sua conclusione e dai dati ottenuti risultò una progressioni di -0.34 D sia per i portatori di lenti monofocali che per quelli di lenti bifocali con addizione +2.00 D e di -0.36 D per i portatori di lenti bifocali con addizione +1.00 D. Goss e Grosvenor nel 1990 rianalizzarono gli studi sopra riportati e rilevarono che il trattamento con lenti bifocali portava a una diminuzione della progressione pari a -0.20 D in soggetti con esoforia prossimale rispetto alla progressione riscontrata, anche con lenti monofocali, nei soggetti con ortoforia o exoforia prossimale. Goss sosteneva infatti che il trattamento con lenti bifocali risultasse più efficace nel caso in cui il soggetto presentasse esoforia prossimale e un alto lag accomodativo.


Questi studi tengono in considerazione addizioni elevate di +1 e +2 diottrie. Tuttavia precedenti esperimenti avevano dimostrato la maggiore funzionalitá di addizioni inferiori.

Giá nel 1941 E.B. Alexander (cofondatore insieme a A.M. Skeffington del Optometric Extension Program Foundation) affermava che "esiste una lente ottimale per vicino così come per lontano"; Il salto concettuale (ignorato negli studi condotti nel 1985 qua sopra riportati) è il fatto che Skeffington proponeva lenti allo scopo di ridurre la discrepanza spaziale fra il punto in cui veniva localizzata l'accomodazione e il punto di convergenza, al fine di prevenire i pattern di adattamento del sistema visivo sottoposto a stress.

Pierce (1966, 1970) valutò l'effetto delle lenti positive per la visione prossimale confrontando l'attivazione di quattro variabili psicofisiologiche (tasso cardiaco, risposta elettromiografia, tasso respiratorio, e livello di resistenza basale della pelle), la postura, la distanza di lettura e la velocità di lettura. I soggetti dello studio vennero divisi in 3 gruppi (niende addizione, +0,50 e +1,00) e venne chiesto di leggere. Chi aveva le lenti di +0.50 dt dimostrava una riduzione dell' attività fisiologica, una migliore postura  e una maggiore velocità di lettura rispetto a chi non utilizzavano lenti o che utilizzavano le lenti di +1.00.

Un esperimento di Greenspan (1970) portó risultati simili. La lente da lettura fu valutata mediante retinoscopia (MEM). Durante la lettura fu misurato un minor numero di regressioni, un aumento della velocità e una maggior efficienza nella comprensione.
Quando invece le lenti erano utilizzate da coloro per i quali non risultavano indicate, fu invece osservato una diminuzione nel rendimento (piú regressioni e fissazioni).

La societá Optometrica Italiana nel 2015 affermava che "i risultati clinicamente significativi soprattutto quelli a lungo termine devono essere ancora riportati" e ha stilato un elenco delle pratiche utilizzate per il controllo della progressione miopica, riportandone l'efficienza e l'affidabilitá.
  1. Occhiali bifocali e progressivi: le lenti bifocali e progressive sono state utilizzate per ridurre la necessità di accomodare. Pur essendoci alcuni effetti evidenti sulla miopia, la maggior parte degli studi non è riuscita a dimostrare un effetto clinicamente significativo.
  2. Defocus periferico retinico: lenti a contatto disegnate per indurre ipermetropia periferica nei bambini miopi hanno mostrato risultati promettenti nel rallentare la progressione miopica. Ma l’entità e la permanenza di questo effetto rimangono sconosciute
  3. Ortocheratologia: l’uso notturno di lenti a geometria inversa possono correggere bassi livelli di miopia appiattendo la cornea. Recenti studi hanno mostrato che l’uso di questa tecnica può ridurre la progressione della miopia nei bambini riducendo l’allungamento assiale. Ma il meccanismo non è ancora chiaro.
  4. Sovracorrezione: la logica di sovracorreggere la miopia non è chiara e il metodo non é supportato da ricerche. Questa strategia non è raccomandata.
  5. Farmaci: è l’intervento clinicamente più efficace, ma l’esatto meccanismo e il miglior dosaggio non sono ancora chiari. Un basso dosaggio può dare benefici. Purtroppo il suo utilizzo può dare effetti secondari a lungo termine e così il suo uso dovrebbe essere limitato ai bambini ad alto rischio di miopia elevata e complicazioni.
  6. Tempo all’aria aperta: ci sono molte evidenze che l’attività all’aria aperta può prevenire o ridurre lo sviluppo della miopia. Anche l’esatto meccanismo di questo effetto non è chiaro. Puo’ essere legato alla riduzione del responso accomodativo o alla quantità della luce e alla successiva relazione tra luce e il rilascio di dopamina retinica, la quale può essere critica per regolare la lunghezza dell’occhio. Una possibile relazione tra vitamina D e miopia richiede ulteriori studi.
  7. Visual training (con o senza biofeedback): questo approccio suggerisce che la miopia può essere ridotta nei pazienti che fanno training attivando e rilasciando la loro accomodazione. La ricerca suggerisce che l’effetto positivo di questo intervento é per apprendimento (allenamento a vedere meglio?) e non è dovuto ad una riduzione miopica.
Insomma non vi sono certezze totali. Molti dubbi nascono dal fatto che spesso questi studi sono simili ma non uguali tra di loro (da qui la non idoneitá scientifica, la quale richiederebbe la ripetibilitá)... tuttavia io vi leggo 2 fattori comuni: riduzione dell'accomodazione e del defocus ipermetropico della retina periferica (che, guardacaso, stimola accomodazione).

Riassumendo ulteriormente: stress accomodativo = miopia
Per stress non intendo il fatto di mettere a fuoco da vicino ma quello di mantenere a lungo (piú di 1 ora consecutiva) la focalizzazione da vicino. Non a caso dove vi é elevata scolarizzazione 

Conclusioni (e classifica personale):


  • Bocciata la sovracorrezzione come metodo della prevenzione miopica. Puó dare senso di sollievo in presenza si eccessi di divergenza o insufficienze di convergenza, ma in questi casi é piú indicato il visual training.
  • 6 al visual training. Utile in molte situazioni ma non particolarmente nel controllo della progressione miopica. Rende piú efficiente il sistema visivo riducendo il rischio della progressione miopica istruendo il sistema accomodativo (in pratica gli si fa fare le flessioni!). Meriterebbe un 8 per la gestione di problemi di vergenza ma richiede tempo e continuiutá: spesso viene abbandonato alla comparsa dei risultati... ma un corpo che non si allena continuamente torna allo stato iniziale.
  • Diamo un 6 a farmaci, clinicamente efficaci ma con limiti e controindicazioni. Se non erro (qua si entra in un ambito medico che non mi compete e su cui non ho certezze) viene somministrato un ciclopegico che inibisce l'accomodazione; credo venga limitato a casi particolari perché non é salutare far crescere un bambino con una visione sotto farmaci che limitano alcune funzionalitá dell'occhio! Un medico saprebbe dirvi di piú a riguardo.
  • Un 6 anche a sottocorrezione, (con lenti multifocali) con le quali si riduce l'avanzamento della miopia ma non lo si ferma; effetto a mio avviso correlato anche all'uso di addizioni spesso eccessive, +1 o +2 dove non necessario (vedi gli studi di Pierce del 1970). Personalmente uso  su di me un +0,50 quando lavoro e con buoni risultati (penso che a riguardo scriveró un articolo a parte). Puó funzionare se fatta nel modo giusto (valutando le lenti in retinoscopia) e non va bene per tutti (ad esempio in presenza di insufficienza di convergenza). Insomma va valutata e ponderata!
  • promossi con 8 ortocheratologia e lenti a contatto con defocus periferico. Sono piú efficienti e con meno controindicazioni (a mio avviso) di altre metodologie; meriterebbero un 9 ma si beccano un 8 perché non si conoscono bene le meccaniche di tale efficacia.
  • Diamo un bel 10 a passare tempo all'aria aperta... senza smartphone e magari con un salutare gioco in gruppo: mandate i vostri figli al parco a giocare a nascondino o a calcio con gli amici! É la cosa migliore che possiate fare per il loro benessere psicofisico e sociale! Si tratta di un approccio molto piú a misura d'uomo. Io stesso conosco un giovane studente universitario che peggiorava la sua miopia di anno in anno.... un giorno ha deciso di cambiare vita e andare a coltivare un pezzo di terra in collina e la sua miopia ha smesso di aumentare. Coincidenze?
Ora chiedo a te lettore: quale metodo usi? con quali risultati?

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