Affaticamento visivo: un esempio pratico
Spesso si parla di affaticamento visivo e lo si considera legato al lavoro al videoterminale.
Considerato in modo piú ampio l'affaticamento visivo é una condizione in cui, a seguito del sommarsi di diversi fattori, si ha la sensazione di bruciore, stanchezza, occhi pesanti e di vedere peggio.
Vista cosí si tratta di una condizione che non si delimita all'ambito lavorativo ed é multifattoriale.
L'esempio pratico: una recente esperienza in ferie.
Conosciamo giá l'affaticamento da lavoro a videoterminale: sappiamo che é dovuto per lo piú al ridotto ammiccamento, causato dalla richiesta di attenzione che il lavoro richiede. Anche un videogiocatore puó percepire gli stessi effetti perché le cause sono le medesime.
Voglio riportare una esperienza personale, fresca fresca, relativa ad un recente viaggio ricreativo.
Sono andato in austria, con un amico, in moto.
Appena 750 km in due giorni. Non moltissimo: con le giuste condizioni ed i mezzi adatti si fanno in una giornata. La moto in questione era peró una Ural dotata di sidecar: é larga quanto una macchina e non é in grado di superare i 110 km/h.
Le basse velocitá nonostante abbiano reso il viaggio piú impegnativo (in termini temporali) permettevano di muoversi anche con la visiera aperta (Non del tutto! Ma quanto basta per proteggerli da insetti, sassi, ecc.). Come risultato i miei occhi sono rimasti esposti al vento.
Sommiamo i fattori:
- vento
- attenzione prolungata
- visione crepuscolare
- etá
Ho aggiunto etá come fattore perché ho 43 anni e mi avvicino alla presbiopia; inoltre non credo che nemmeno le mie ghiandole lacrimali e accessorie siano quelle di 20 anni fa.
La somma di questi fattori mi ha portato ad una visione che, a fine giornata, era sfocata da vicino e con qualche alone attorno alle luci nella visione notturna da distante.
Analizziamo i sintomi:
Conoscendo discretamente l'ottica ho compreso che gli aloni erano dovuti alla lacrimazione ridotta: l'aria se l'era portata via! Un film lacrimale sottile e instabile puó dare questo ed altri effetti.La luce che lo dovrebbe attraversare indisturbata viene deviata, soprattutto le lunghezze d'onda piú corte (la famigerata luce blu).
Per fortuna, nonostante fosse instabile, era abbastanza funzionale come lubrificante e mi ha risparmiato sensazioni di bruciore, irritazione, sabbia negli occhi.
La cosa insolita che ho notato fu la visione sfocata da vicino mentre leggevo il listino della birreria dove abbiamo fatto tappa per cenare (a 20 km dall'arrivo). Il mio primo pensiero é stato "é arrivata la presbiopia... in anticipo! Me la aspettavo tra un paio di anni!".
Il mio animo da optometrista ha peró avuto il sopravvento e ho deciso di testare al volo la mia capacitá accomodativa: chiudo un occhio e vedo a fuoco! Chiudo l'altro e ottengo lo stesso effetto! Magia? No, optometria! Chiudendo un occhio ho infatti escluso il rapporto che esiste tra accomodazione e convergenza: in pratica quando mettiamo a fuoco da vicino i nostri occhi cambiano la messa a fuoco (accomodazione) e convergono per allinearsi sul bersaglio (convergenza). Tolto questo rapporto tra i due sistemi il mio occhio era in grado di mettere a fuco senza problemi.
In effetti soffro di eccesso di convergenza: gli occhi convergono piú di quanto dovrebbero quando guardo da vicino. Si tratta di una foria compensata dalle riserve fusionali. Riserve che la stanchezza del viaggio hanno consumato; ne risultava che convergevo troppo ma accomodavo poco. Ve lo sareste aspettato? Conoscevate il rapporto tra accomodazione e convergenza? Se la risposta é no dovreste leggere qua.
Conclusioni
L'affaticamento visivo non é sempre cio che ci si aspetta sia.
In questo caso erano coinvolte lacrimazione e forie ma in generale non sono da escludere etá, stress, abitudini, fattori psicologici e patologie.
Potete consultarvi con il vostro ottico/optometrista di fiducia. Per quanto riguarda l'ambito delle patologie é necessario sottoporsi a controlli periodici presso un medico oculista; tali controlli andrebbero fatti anche in assenza di sintomi in quanto vi sono patologie che non ne danno.
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